lunedì 27 febbraio 2012

PIPPILOTTI E RICORDI DI UNA VITA FA




Non appena li ho estratti dal forno, qualche pomeriggio fa, la “faccia” lentigginosa di questi biscotti carotosi mi ha riportato a lei: Pippilotta Pesanella Tapparella Succiamenta, alias Pippi Calzelunghe. Ve la ricordate?







Sebbene avessi soltanto sei anni quando, un secolo fa (e non per modo di dire, ahimè! Era il 1970, quindi DAVVERO un secolo fa), la Rai mandò in onda per la prima volta i ventun episodi ispirati al romanzo di Astrid Lindgren, conservo immagini nitidissime della strampalata ragazzina e dei due buffi animali che vivevano con lei a Villa Colle: Zietto, il cavallo bianco a pois, e Signor Nilsson, la scimmietta. A me Pippi piaceva davvero tanto, forse perché, inconsciamente, vedevo in lei ciò che io stessa avrei voluto essere: una creatura libera e felice. Non andare a scuola, mangiare tutte le schifezze che si desiderino, andarsene in giro tutto il giorno, giocare a cuscinate con gli amichetti riempiendo la camera di piume senza paura di essere sgridati… Ma quale bambino non ha mai sognato di fare questa vita? Era impossibile resisterle! Mi colpivano l’allegria e la spensieratezza che derivavano a quel personaggio surreale dal suo essere fuori da schemi e convenzioni, ma quello che mi colpiva sopra ogni cosa era la sua assoluta mancanza di responsabilità mentre io, essendo la seconda di sei fratelli, sono stata educata al senso del dovere e responsabilizzata fin dalla più tenera età. E qui voglio raccontarvi un episodio della mia infanzia che collega le due cose: il mio processo di “responsabilizzazione” e Pippi Calzelunghe. Una mattina (avrò avuto otto o nove anni al massimo) mia madre mi chiamò: “Lucia, faccio un salto all’alimentari sotto casa a prendere il pane e il latte (a quei tempi la colazione si faceva così, con una bella scodella di latte caldo zuccherato e fette di pane da inzuppare). Mi raccomando, stai attenta ai tuoi fratelli”. “Mi raccomando”: quante volte l’avevo sentita, quell’espressione! “Certo, mamma, vai tranquilla”. Non era la prima volta che mi veniva affidato un incarico del genere. Però era la prima volta che decidevo di imitare la mitica Pippi per intrattenere il mio pargoletto pubblico con qualcosa di spettacolare che lo tenesse inchiodato e buono per tutto il tempo in cui la mamma fosse stata via. Sarei stata Pippi, dunque: divertente, stupefacente e… magica. Perché lei era anche un po’ magica, sì! Sapeva perfino volare! Mi arrampicai sull’armadio della camera da letto dei miei genitori usando come “scala” il lettino del mio fratellino più piccolo che era sistemato accanto ad esso; quando fui lassù, mi alzai in piedi, esclamai, tutta convinta: “Guardate come voloooo!!!” e spiccai il salto. Qualcosa nella magia non dovette funzionare perché, anziché cadere in piedi e magari rimbalzare allegramente sul letto, come avrebbe fatto la mia eroina, arrivai dritta con la faccia sul pavimento e lì rimasi a vedere tutte le stelle del firmamento, mentre i miei fratellini (che evidentemente non avevano creduto neanche un po' alla mia "magicità") stavano ancora cercando di tirare giù dal lettone il materasso per consentirmi un atterraggio morbido. Per concludere:

1) per parecchi mesi al posto del naso ebbi un’ enorme patata nero-blu dolorante ed orribile a vedersi;

2) diventai zimbello della famiglia a tempo indeterminato (ancora oggi, dopo quarant’anni, qualche fratello ogni tanto mi chiede: "Ti ricordi quando ci facesti Pippi Calzelunghe? Ah ah ah!")

3) dovetti pure sorbirmi la solenne sgridata materna: “Ed io che mi fidavo di te!...” :-D







Stavolta non ci sono fonti autorevoli da citare :-) Questi "pippilotti" me li sono inventati io, quindi... me ne assumo la responsabilità :-D Il che significa che se li provate e non vi soddisfano gli improperi potete spedirli tutti al mio indirizzo! Però però... posso dirvi una cosa? Secondo me vi piaceranno ;-)  



PIPPILOTTI CON FARCIA AL PHILADELHIA  


INGREDIENTI



400 grammi di farina

100 grammi di fecola di patate

250 grammi di zucchero semolato

2 tuorli d’uovo

1 cucchiaino di lievito per dolci

un pizzichino di bicarbonato di sodio

150 grammi di burro

2 carote grandi e dolci

la buccia grattugiata di due arance

succo d’arancia q.b.

1 cucchiaino di estratto di vaniglia

qualche chiodo di garofano pestato


PER LA FARCIA:

480 grammi di Philadelphia classico in panetti

240 grammi di zucchero a velo

vaniglia per aromatizzare



Frullate le carote crude dopo averle sbucciate e tenetele da parte. Miscelate la farina con la fecola, il lievito ed il bicarbonato di sodio. Montate il burro a crema con lo zucchero semolato, quindi aggiungete: i tuorli (uno per volta), il frullato di carote, la buccia grattugiata delle arance, la vaniglia ed i chiodi di garofano pestati. Amalgamate e completate con la miscela di farina precedentemente preparata. Mescolate ancora il tutto unendo, poco per volta, il succo d’arancia sufficiente ad ottenere un impasto della consistenza di una pasta frolla piuttosto morbida (a me ne sono bastati un paio di cucchiai). Passate l’impasto in frigorifero per un paio d’ore, coperto da una pellicola, poi stendetelo su un foglio di carta da forno e ritagliatevi i biscotti. Mentre questi cuociono in forno a 180° gradi per 10-12 minuti, preparate la farcia lavorando velocemente il formaggio freddo di frigorifero con gli altri ingredienti. Farcite i biscotti solo quando si saranno completamente raffreddati. Volendo si possono spolverizzare di zucchero a velo, ma sono più belli “nature”, con la superficie allegramente puntinata di arancione :-) 



















Ciao, Pippi!!!










Nessun commento:

Posta un commento